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IL SALE

Il sale è un elemento fondamentale per l’alimentazione umana. Una sua eccessiva introduzione può causare gravi problemi alla salute.
Una dieta a basso contenuto di sodio si accompagna ad una diminuzione del rischio di infarto e di ictus. Una ricerca pubblicata di recente ha evidenziato che all’aumento di 6 g al giorno del consumo di sale si accompagna un incremento di circa il 50% del rischio di mortalità per infarto del miocardio. Soprattutto le persone in sovrappeso sembrano subire gli effetti negativi dell’eccessivo consumo di sale sull’apparato cardiovascolare. Un apporto elevato di sale, quindi, deve essere considerato come un fattore di rischio cardiovascolare, alla stregua di colesterolo o fumo.
Il vero problema è dato dalla presenza di elevate quantità di sodio in molti cibi trasformati,
preconfezionati, conservati: quantità che può raggiungere anche 50 volte il contenuto
naturale di quell’alimento, ma che non viene riconosciuta al gusto per effetto di alcune
reazioni chimiche fra sodio e cibo stesso.
La riduzione della “salatura” in cucina e a tavola dunque rischia di essere una misura
poco incisiva se contemporaneamente non si riduce drasticamente l’uso di questi prodotti
trasformati (e se le industrie alimentari non si adoperano per una riduzione del sale nei
loro prodotti).
Incrementare l’uso di erbe e spezie aromatiche aiuta a ridurre l’uso del sale nella
preparazione dei cibi.
I livelli raccomandati di assunzione di sodio sono pari a 2,4 g corrispondenti a 7 g di sale
(un cucchiaino raso).

Solo il 10% del sodio viene ingerito tramite gli alimenti non trasformati e le bevande (il sodio naturalmente presente negli alimenti), mentre circa il 40% è rappresentato dal sale che aggiungiamo durante la cottura o negli alimenti giù cotti, il restante 54% è costituito dal sodio aggiunto negli alimenti trasformati artigianalmente o industrialmente, quest’ultimo è composto al 90% da sale e dal 10% da bicarbonato, glutammato o altri sali.
Il sodio viene assunto soprattutto tramite alcuni alimenti: pane, formaggi, carni e pesci conservati (salumi,ecc).
Questo dato è molto interessante, poiché dimostra che non aggiungere sale agli alimenti non è una buona strategia per limitare il sodio assunto, per agire in modo ottimale occorre innanzitutto controllare l’assunzione di pane (e derivati, per esempio la pizza è un alimento a forte rischio), salumi e formaggi, e solo in secondo luogo a controllare l’aggiunta di sale a tavola e in cucina. Il sale iposodico purtroppo non risolve il problema perché ha un sapore amaro molto spiccato.
Il gusto del salato è acquisito e indipendente dal fabbisogno di sodio dell’organismo, quindi un soggetto che mangia molto salato dovrebbe disintossicarsi gradualmente, riducendo gradualmente le quantità di cibi ricchi di sodio e l’uso del sale a tavola, senza per questo avere una riduzione dell’appetibilità dei cibi.

  ROSALBA GALLETTI

  • Dirigente Medico SC Dietetica e Nutrizione Clinica
  • Responsabile Nutrizione Enterale Domiciliare Ospedale S.Giovanni Battista di Torino
  • Tel. 011/ 6336491

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